REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA: L'AEREONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA



L'AVIAZIONE DELL’ONORE
Nino Arena
 
 
    Con questa prestigiosa e meritata definizione trascritta nel gran libro della Storia, l’Aeronautica Nazionale Repubblicana ha portato il suo contributo di valore, di successi, di sacrifici nella lunga e perduta battaglia combattuta fra il settembre 1943 e l'aprile 1945 dalle FF.AA. della R.S.I.
    L'A.N.R. nacque spontaneamente come ripulsa fisica all’armistizio, lo stesso giorno in cui venne proclamato. Fu la risposta generosa e immediata di tanti aviatori al rispetto dell'alleanza, all'osservanza dei patti sottoscritti, all'impegno personale di reagire comunque al fatto ignominioso che la voce metallica della codardia diffondeva nel mondo attonito, stupito, incredulo degli amici, nemici, neutrali. Lo stesso impegno che aveva infiammato contemporaneamente, non meno di centomila soldati italiani sparsi su tutti i fronti a rifiutare il tradimento.
    L'adesione morale di tanti aviatori, venne peraltro sostanziata da missioni di guerra continuate sino al giorno 11 settembre sulla testa di ponte di Salerno. I 180.000 aviatori alle armi erano stati dispersi dagli avvenimenti: 30.000 risultavano internati in Germania e Polonia, 25.000 erano rimasti al sud e in Sardegna, 4.000 si erano trasferiti in paesi neutrali, circa 6.000 si erano schierati con i tedeschi in Egeo, Jugoslavia, Francia, Italia centro-settentrionale: il resto si era autosmobilitato applicando integralmente l'ordine mai emanato ma da tanti eseguito del "tutti a casa".
    Quando si riunirono per ricominciare, trovarono una situazione compromessa irreversibilmente: i tedeschi si erano appropriati come bottino di guerra di tutto il materiale di volo: non meno di 4400 aerei di ogni tipo già in carico alla R.A. e oltre un migliaio di aerei privati, della RUNA, di società diverse; il resto era al sud (circa 450 aerei), nelle officine di riparazione (800 aeroplani), e non meno di 300 erano stati distrutti o perduti per gli eventi armistiziali. Il personale presentatosi nella Luftwaffe, era stato messo agli ordini di un generale tedesco (Muller) autonominatosi comandante dell'aviazione da caccia italiana. Goering aveva emanato un bando di reclutamento per la Flak e la Luftwaffe e Kesselring disponeva l'assegnazione del personale italiano alla 2a Luftflotte di Wolfram von Richthofen, mentre fuori d'ltalia si applicavano identici sistemi con gli aviatori volontari, alcuni dei quali combattevano in Egeo contro la RAF e operavano in Jugoslavia e in Francia con i trasporti, la ricognizione marittima, il soccorso in mare.
    A riannodare le fila di coloro che volevano ancora combattere per l'Italia senza condizionamenti di sorta, provvidero uomini di valore e di grande prestigio disponibili in elevato numero nella nuova Aviazione Legionaria italiana, come venne inizialmente denominata la nascente Arma Azzurra del riscatto. Comandanti come Bonomi, Tessari, Botto (il popolare "gamba di ferro" della Spagna) furono i responsabili al vertice dell’ANR e poi ancora Baylon, Vizzotto, Cadringher, Vosilla, Buri, Marini, Arrabito, Fagnani, Tondi, Peroli, Bertocco, Borgogno, Falconi, Bonzano, Alessandrini, Miani, Cori-Savellini, Tugnoli, Foschini, Zanardi, Pellizzari, Zigiotti, Quattrociocchi, Cerutti, Bisco, De Biase, Rossi, Raina, Maglienti, Pugnali, Agnello, Bertolini, Nicoletti-Altimari, Mazzotti, Fisicaro, Revetria, Morino, Simini, Salvadori, Alderighi, De Francesco, Gcntile, Sciaudone, Ruggeri, Cassinelli, Beneforti, Buffa, Nannini, Pratelli, D'lppolito, Vercelloni, Vecchi, Ajni, Baruffi, Di Bernardo, Reglieri, i migliori comandanti di reparto di volo della R.A. e con loro ufficiali superiori del GARI, dei Servizi, di Commissariato, di Sanità Aeronautica e fra questi Atlantici, cattedratici illustri, tecnici di valore, professori emeriti del C.S.A. Il nerbo dell'Arma Azzurra si era presentato al richiamo di Botto con 20 generali, 284 ufficiali superiori del ruolo naviganti, 205 dei servizi unitamente alla parte più numerosa, a giovani ufficiali e sottufficiali: rappresentanza volitiva, temprata da cento e cento battaglie nei cieli in tre lunghi anni di guerra dura, difficile per l'insufficienza del materiale di volo e delle dottrine; inadeguata come livello tecnologico e operativo nel confronto con aviazioni più preparate a combattere una guerra moderna come la Luftwaffe, la RAF e l'USAAF. Erano i cento e cento comandanti di squadriglia, sezionari, gregari di formazione, ufficiali e sottufficiali piloti i cui nomi diverranno famosi ancor più nei 20 mesi della RSI: Visconti, Bellagambi, Cuidi, Drago, Malvezzi, Andreoni, De Reggi, Bruna, Falco, Brighenti, Lazzarini, Pierotti, Barberisi, Benini, Caudarella, Geymet, De Camillis, Fantini, Torresi, Tarantola, Scabello, Troisi, Giordanino Liconti, Boni, Greco, Masoero, Magagnoli, Bonet, Concato, Vicariotto, Mantelli, Colombo, Merati, Faggioni, Sponza, Ruggeri, Perina, Nioi, Calistri, Pezzé, Balli, Duval, Casali, Palumbo, Bertuzzi, Pandolfo, Minardi, Neri, Leonardi, Albini, Bellucci, Del Prete, Valeno, Chinca, Merani, Daverio, Jasinski, Albani, Byron, Zuccarini, Neaschi, Gallone, Morettin, Jellici, Spazzoli, Biagini, Marchesi, Robetto, Gorrini, Stefanini, Fioroni, Marinone, Trevisan, Colonna Fabio e Oddone, Barioglio, Tomaselli, Bartolozzi, Sbrighi, Giacomello, Levrini, Erminio, Cavatore, Sajeva, Pirchio, Laiolo, Svanini, Vezzani, Cavicchioli, Marconcini, Torchio, Storchi, Morandi, Di Cecco, Cuscunà, Brunello, Arrigoni, Petrignani, Ligugnana, Talamini, Marchi, Scarpa Zavatti, Burei, Chiussi, Mancini, Giannelli, Luccardi, Abba, Filippi, Sarti, Longhini, Brini, Fagiano, Squassoni, Vignoli, Volpi, Camerani, Cavagliano, Archidiacono, Benzi, Baldi, Covre, Desideri, Feliciani, Mazzanti, Ancillotti, Sanson, Fomaci, Talin, Barcaro, Lana, Pocek, Giuntella, Bonetti, Balli, Tortora, Alessandri, Micheli, Riccardi, Vianello, Cavallo, Sacco, Cigarini, Casiraghi, Taberna. Non mancarono all'appello gli artiglieri dell'AR.CO. e i paracadutisti inseriti armoniosamente nell'ANR in quanto madre naturale di specialità connaturate col cielo: i generali Galamini, Giorgi, Ortona, Bisco e Fiaschi con i colonnelli Franzosini, Soncini, Scatena, Frattini, Gallerani e i comandanti di gruppo Amerio, Gambassini, Cavalli, Buffa, Giacomi, Lattanzi, Paganuzzi, Giordano e Balzanelli e per i paracadutisti il tenente colonnello Dalmas, i maggiori Romeo, Vitale, Sala, Rizzatti comandanti di grande prestigio per i battaglioni fra cui Bussoli e Faedda, Alvino e Bernardi, Giannoni e Capozzo e decine e decine di ufficiali a livello di compagnia e plotone, il comandante della scuola paracadutisti di Tradate capitano De Santis con un numeroso nucleo di istruttori reduci da Tarquinia e Viterbo: un elenco infinitamente lungo di nomi e di reparti tutti meritevoli di menzione e di ricordo per onorevole comportamento, che lo spazio non ci consente di elencare ma che il nostro cuore non può dimenticare.
    L'ANR fu un organismo snello, moderno, svincolato da preconcetti e da elefantiasi burocratica anche se non mancarono all'inizio tentativi maldestri e fuori luogo da parte di alcuni personaggi gallonati, che anteposero alla loro adesione onori, prebende, apparati di servizio e annesso cerimoniale forse ricordando i tempi in cui spadroneggiavano al Ministero, intenti a preparare facciate rutilanti e vuoti sostanziali che avrebbero pesantemente condizionato la R.A. nel confronto bellico; capirono subito che qualcosa era cambiato e scomparvero ritornando nel buio.
    Il compito che Botto si accinse a portare avanti era semplicemente impossibile: la guerra incalzava minacciosa a breve distanza da Roma, i tedeschi avevano il controllo di tutto, c'era da rifare ex novo e mancavano le cose più elementari; chiunque al suo posto si sarebbe arreso alle difficoltà trovate e frapposte dall'occupante. "Gamba di ferro" non si perse d'animo, iniziò a dialogare con i tedeschi fissando pochi ma concreti punti di incontro e di certa fattibilità, impose metodi formali negli incontri, battagliò quando lo ritenne necessario, opponendosi per quanto possibile alle loro richieste non di rado assurde mitigando con diplomazia asprezza e arroganza, imponendo rispetto dei diritti e dei doveri, forte dell'adesione della parte migliore e più significativa dell'aviazione italiana, della delega a lui conferita dagli aviatori quale simbolo vivente del valore e dell'ostinazione, una garanzia e una bandiera da non ammainare.
    Nei suoi colloqui con i generali Muller, Korten, Richthofen, Kesselring, Manckhe riuscì a strappare concessioni, consensi, incoraggiamenti e aspetti concreti:
    1) cessazione degli arruolamenti indiscriminati e incontrollati di personale per Flak e Luftwaffe
    2) scioglimento del comando "Italianischen Jagdflieger" di Muller
    3) piena autonomia di servizio per l'ANR con diritto di reclutamento, richiesta di personale già in servizio nella Luftwaffe, rilascio degli aviatori internati in Germania previo selezione politico-morale dei volontari
    4) riconsegna di materiale di volo e di servizio per le più urgenti necessità di ripresa dell'ANR
    5) ricostituzione delle Specialità dell'Artiglieria Controaerei e reparti paracadutisti (anche del R.E.)
    Queste richieste furono accettate in gran parte ed ebbero il nulla osta potente e temuto del Reichsmarschall Hermann Goering.
    La politica d'azione dell’ANR, nel quadro della rinnovata alleanza militare con la Germania, venne impostata realisticamente su quanto era stato possibile realizzare tenendo nel debito conto gli interessi precipui della RSI, il suo impegno politico-militare col Reich, la sua partecipazione obiettiva e soggettiva.
    Il progetto Botto che venne discusso col Ministro della Difesa Nazionale maresciallo Graziani, portato a conoscenza di Mussolini, e approvato dal consiglio dei Ministri risultava così articolato:
    1) Azione e partecipazione difensiva primaria del territorio nazionale da attacchi aerei nemici (reparti da caccia e gruppi AR.CO.)
    2) Azione e partecipazione offensiva contro il potenziale bellico anglo-americano (reparti da bombardamento, aerosiluranti, paracadutisti)
    3) Azione e partecipazione ausiliaria e di supporto allo sforzo bellico - diretto e indiretto - nel quadro dell'alleanza militare con la Germania (reparti da trasporto, organizzazione tecnico-logistica, infrastrutture).
    Con queste premesse era possibile partecipare attivamente alla guerra comune con le FF.AA. tedesche, assolvere la responsabilità di proteggere il territorio nazionale, contribuire indirettamente allo sforzo bellico dell'Asse su tutti i fronti. Una partecipazione totale e fattibile per la presenza di 35.000 uomini suddivisi fra 6.000 aviatori (piloti ufficiali e sottufficiali, specialisti di volo, dei servizi tecnici, e telecomunicazioni) 10.400 avieri per la sorveglianza e la manutenzione delle infrastrutture: aeroporti, caserme, depositi, magazzini, servizi di guardia; 10.000 artiglieri dell'AR.CO. suddivisi in 2 Rgt. con 6 gruppi organici e 2 gruppi autonomi; 2.400 paracadutisti con un reggimento su 3 Btg. e 2 reparti autonomi; una organizzazione addestrativa/didattica con 20 strutture complementari (reparti di volo, scuole, centri addestrativi per piloti, allievi piloti, specialisti, artiglieri, paracadutisti) che occupava complessivamente un migliaio di uomini; un Rgt per le Telecomunicazioni e il personale necessario al funzionamento dei comandi centrali e periferici. Rimanevano fuori organico dall'ANR circa 12.000 fra ufficiali, sottufficiali, specialisti del ruolo permanente assistiti economicamente dalla RSI e 4.000 altri aviatori non immessi in servizio per esuberanza di personale. Fra il personale assistito figuravano i prigionieri della R.A. nei POW Camps alleati e gli aviatori in servizio con la R.A. del governo Badoglio, le cui famiglie erano rimaste prive di sostegni economici nel territorio della RSI.
    Non fu possibile ripristinare alcune Specialità di volo: ricognizione, osservazione aerea, soccorso marittimo in quanto direttamente esplicate dalla 2a Luftflotte con propri reparti e personale italiano, mentre venne disciolta la Specialità Bombardamento in quanto Mussolini pose un suo personale e irremovibile veto all’impiego sul territorio italiano per non provocare danni e vittime da parte degli aviatori italiani della RSI: un giusto e apprezzato provvedimento.
    La Specialità Caccia Terrestre venne organizzata su 3 Gruppi di volo (su 9 prima e poi 12 squadriglie complessivamente), un reparto complementare/addestrativo, 3 scuole addestrative a diversi livelli, un Ispettorato di Specialità.
    Gli aerosiluranti furono strutturati su un gruppo operativo su 3 squadriglie, un reparto complementare su 2 sqd., un Ispettorato di Specialità.
    Gli aerotrasporti ebbero 2 gruppi organici e un gruppo complementare (in parte proveniente come personale dalla disciolta sqd. da bombardamento "Ettore Muti".) Un gruppo autonomo da trasporto venne messo a disposizione della 2a Luftflotte e fu istituito un Ispettorato di Specialità.
    Per le esigenze dello SM/ANR e le necessità del Q.G. del Duce, venne costituito il Reparto Aereo di collegamento su 3 sqd. dotate di aerei diversi per differenti necessità. Uno speciale organismo (denominato Gruppo Trasporto Velivoli) raggruppava alcune decine di piloti incaricati di trasferire aerei nuovi, revisionati, da riparare o salvaguardare da attacchi nemici trasportandoli su aeroporti dell’Austria e della Germania. Nel frattempo erano stati avviati alla demolizione non meno di 5000 aeroplani e circa 10000 motori avio non suscettibili di utilizzazione trasferendo nel Reich circa 1200 aerei del bottino di guerra tedesco in parte poi utilizzati dalla Luftwaffe assieme ai 63 plurimotori passeggeri dell'Ala Littoria, LATI e Aviolinee Italiane requisiti al momento dell’armistizio.
    Continuava invece la produzione di aeroplani già ordinati dalla R.A., gran parte dei quali rientravano nelle immediate esigenze d'impiego della Luftwaffe: quadrimotori P. 108/T, trimotori SM. 82 e Fiat G. 12, assaltatori Re 2002 e CR. 42, Caccia G. 55, addestratori Ca. 313/G e velivoli scuola monomotori.
    La partecipazione della RSI allo sforzo bellico della Germania in campo aeronautico si estrinsecò anche in altre forme con la presenza di 2 Btg. specialisti nel 200° Rgt. Awistamenti/Telecomunicazioni per le postazioni radar del nord Italia; 8000 avieri fra graduati e truppa erano in servizio nei posti di avvistamento aereo territoriali (Flu. Ko.), 15000 specialisti operavano in Germania e nei paesi occupati nell'organizzazione tecnica della Luftwaffe e 150.000 artiglieri erano in servizio nella Flak in Italia, Francia, Belgio, Olanda, Ungheria, Jugoslavia (fra questi 10000 carabinieri). Uno sforzo dunque non indifferente, non sempre conosciuto in tutte le sue manifestazioni di servizio, gravoso, che comportò pesanti sacrifici (non meno di 800 i militari della Flak caduti in combattimento).
    Completavano la struttura dell'ANR circa 300 volontarie del Servizio Ausiliario Femminile immesse nei comandi, reparti di volo (alcune operarono nell'Europa orientale), scuole, paracadutisti, servizi.
    I reparti operativi
    La presenza massiccia e qualificata nell'ANR di piloti e specialisti non presentò per il Capo di SM comandante Baylon particolari problemi per il personale, anche se fu necessario riqualificare ad un più elevato standard professionale i piloti della Caccia, la cui esperienza di guerra non offriva più, con l'evoluzione costante del combattimento nei cieli e l'applicazione generalizzata di metodi moderni e tecnologici, quelle garanzie operative che per anni avevano impedito all'aviazione italiana di reggere il confronto con amici e nemici.
    Le modeste esperienze di guida-caccia del passato avevano lasciato il campo a nuovi criteri d'intervento con avvistamento radar a distanza, valutazione della situazione nella centrale tattica, decollo temporizzato su zone e quote prestabilite dove il controllore inviava notizie aggiornate. Suggeriva così indicazioni e punti di riferimento convenzionali, spostamenti di rotta delle formazioni nemiche, loro consistenza dando con l'apprezzamento della situazione, utili informazioni al comandante della formazione per applicare la tattica più congeniale e realizzare il miglior risultato.
    Fu necessario un periodo d'ambientamento e collaborazione tattica con la Luftwaffe, l’applicazione di formazioni di combattimento razionali, l’assegnazione di velivoli competitivi come MC. 205/V e FIAT G. 55 armati con mitragliatrici e cannoni da 20, dotati di elevata velocità e tangenza per competere, finalmente ad armi pari, con i potenti P. 47 e P. 51 dell'USAAF e i famosi "Spitfire's" della RAF.
    Furono costituiti nell'ordine il 1° Gruppo CT (maggiore Luigi Borgogno poi capitano Adriano Visconti), il 2° Gruppo CT (tenente colonnello Aldo Alessandrini poi maggiore Carlo Miani) mentre incontrava alcune difficoltà la costituzione del 3° Gruppo CT (capitano Fernando Malvezzi) iniziata nell'estate 1944 e conclusa soltanto nella primavera del 1945. Oltre ai tre gruppi di 1^ linea, veniva costituita la squadriglia Caccia complementare (capitano Giovanni Bonet poi capitano Giulio Torresi) ugualmente addestrata e disponibile operativamente per la difesa del Piemonte. Dopo un periodo di addestramento in comune con il 77° JG. sui campi di Lagnasco e Cervere nel cuneese, il 1° Gruppo CT si trasferiva nel Veneto - aeroporto di Campoformido - da dove iniziava una lunga e sanguinosa battaglia cogliendo significative vittorie sulle formazioni di bombardieri americani e sui caccia di scorta ottenute con la perdita di tanti valorosi piloti del reparto.
    Trasferito a Reggio Emilia prima, Vicenza successivamente, il reparto al comando del maggiore Visconti - promosso al grado superiore per meriti di guerra - veniva colto nell'agosto dallo stupido e controproducente golpe del maresciallo Richthofen, che provocava l'interruzione dell’attività operativa e la disarticolazione del reparto fino all’autunno allorché il 1° Gruppo, al completo di piloti e specialisti, andava in Germania per il passaggio sui caccia Messerschmitt Bf. 109. Nel frattempo l'industria aeronautica italiana aveva subito gravi distruzioni per gli attacchi aerei alleati che avevano interrotto la produzione. Un selezionato gruppo di piloti veniva assegnato all'addestramento dei caccia a razzo Me. 163 "Komet" sul campo di Rangsdorf, in previsione che anche al reparto italiano sarebbero stati assegnati i velocissimi intercettori della Luftwaffe. Rientrato in Italia, il 1° Gruppo CT si schierava sui campi di Malpensa e Lonato Pozzolo da dove riprendeva le intercettazioni delle formazioni nemiche sino all'aprile 1945 allorché il reparto si consegnava dopo un accordo col CLN nella caserma di Gallarate. Qui, nonostante la garanzia d'incolumità fisica, i partigiani uccidevano proditoriamente con raffiche di mitra alle spalle il maggiore Adriano Visconti, asso dell'Aviazione italiana nella 2a Guerra Mondiale e il sottotenente Valerio Stefania.
    In 46 combattimenti e 85 missioni belliche il 1° Gruppo CT. aveva abbattuto 113 aerei alleati più 45 probabili, perdendo in azione 49 piloti. Fra le sue fila si contavano 2 M.O. v.m. (una come proposta per l'attività del maggiore Visconti in 5 anni di guerra con 26 abbattimenti) l’altra assegnata nel dopoguerra al maresciallo pilota Luigi Gorrini per i 19 abbattimenti a lui accreditati.
    Il 2° Gruppo CT. costituito a Bresso e dotato inizialmente di Flat G. 55, venne spostato per motivi di sicurezza sul campo di Cascina Vaga nel Pavese e ad iniziare dalla fine dell'aprile 1944 cominciò ad operare ostacolando la penetrazione occidentale (Corsica/Sardegna) dell'aviazione alleata mentre al 1° Gruppo era stata assegnata la difesa della provenienza orientale (Puglie).
    I bombardamenti alleati sulle industrie aeronautiche avvenuti nella primavera del 1944 (Macchi, Aeritalia, Breda, Caproni, Piaggio, Alfa Romeo, Isotta Fraschini) avevano comportato una riduzione produttiva e per questo motivo i responsabili dell'ANR assegnarono al reparto i primi Bf. 109 ceduti dalla Luftwaffe, considerando anche che molti piloti avevano già avuto in dotazione il "Gustav" nella primavera del 1943 in Sicilia e in Italia centrale. La tendenza generale era di assegnare a tutti i reparti dell'ANR caccia Bf. 109 per standardizzare la linea ed eliminare problemi tecnici e organici. Addestramento e metodi di combattimento tattici in relazione alla grande disponibilità di velivoli Messerschmitt da parte tedesca. Il passaggio sui caccia tedeschi coincise col trasferimento del reparto sui campi di Ghedi, Villafranca Veronese, Aviano da dove il 2° Gruppo operò ininterrottamente sino al mese di agosto, subendo come gli altri reparti dell'ANR, in conseguenza del golpe tedesco, un periodo di forzata inattività. Poi in ottobre la ripresa con l'assegnazione di nuovi Bf. 109 di versioni più sofisticate e più veloci.
    Il reparto non ebbe mai riposo, sostenne 48 combattimenti, effettuò 142 missioni belliche abbattendo 114 aerei nemici oltre a 48 probabili, perdendo in azione 42 piloti.
    Fra i suoi piloti si distinsero altri assi dell'ANR come il capitano (poi maggiore) Mario Bellagambi con 12 vittorie riconosciute e il capitano Ugo Drago con 11 abbattimenti accertati fra l'aprile 1944 e l'aprile 1945.
    Il reparto si sciolse ad Orio al Serio dopo un accordo col CLN di Bergamo, fortunatamente rispettato dai responsabili della resistenza.
    La storia del 3° Gruppo CT., erede della tradizione del 4° Stormo e del cavallino di Baracca, ebbe sin dall'inizio travagliate vicende per ritardi nella preparazione del personale e per l'assegnazione di idoneo materiale di volo. Dislocato sul campo di Cervere, col comando a Fossano, svolse una certa attività addestrativa sino all'estate 1944, subì le conseguenze della tentata costituzione della Legione Aerea Italiana, proposta da Richthofen per assoggettare gli aviatori dell'ANR agli ordini della Luftwaffe, e, dopo un periodo di riorganizzazione, venne inviato in Germania per l'addestramento sul Bf. 109. In marzo un primo nucleo di piloti rientrava in Italia partecipando a missioni di intercettazioni in unione col 2° Gruppo CT mentre il grosso del reparto rimaneva bloccato in Germania dalla fine della guerra e il restante dislocato fra Desio e Seriate, si consegnava a ufficiali della R.A. col materiale di reparto.
    Non meno valorosa e sacrificata fu la vicenda della squadriglia complementare "Montefusco" chiamata ad assolvere con la difesa del Piemonte, compiti notevolmente superiori alle sue capacità organiche e d'azione.
    Comandata dal capitano Giovanni Bonet, pluridecorato al v.m. con 20 vittorie nei cieli (verrà decorato di M.O. v.m. alla memoria dopo il suo abbattimento) partecipò con una dotazione mista di MC. 205 e FIAT G. 55 a numerose intercettazioni, a combattimenti aerei, abbattendo 7 aerei alleati e perdendo in azione 7 piloti fra cui il comandante Bonet, i capitani Torresi e Bartolozzi, il sergente Arrigoni.
    Nell'estate la "Bonet" veniva assegnata al 1° Gruppo CT e passava con aerei e piloti nel gruppo "Visconti" partecipando alle vicissitudini operative sino alla fine della guerra.
    La specialità aerosiluranti, che tanti successi aveva donato alla R.A. fino al momento dell'armistizio, si ricostituì per merito di alcuni suoi comandanti di prestigio, così come fatto con la Caccia dai valorosi comandanti di squadriglia. Fra essi sono da citare il capitano Carlo Faggioni, che chiamò a raccolta piloti e specialisti del 132° Gruppo AS., recuperò aerei e materiali un po’ ovunque e si trasferì dalla Toscana in Lombardia fra i campi di Lonate Pozzolo e Venegono, con campo di riordino e approntamento a Merna di Gorizia. In breve fu costituito un gruppo su tre squadriglie, intestato al nome di uno fra i più valorosi comandanti della specialità: il maggiore M.O. v.m. Carlo Emanuele Buscaglia creduto morto in azione, ma invece salvatosi pur gravemente ustionato, ricoverato in ospedale ad Algeri e poi in un POW Camp degli USA. Assieme al reparto operativo vennero costituite due squadriglie complementari e addestrative che svolsero attività di volo fra Venegono e Bettola del Garda. Vennero assegnati inizialmente al gruppo una quarantina di trimotori S.M. 79.
    La prima azione venne effettuata il 10 marzo nel mare davanti la testa da sbarco di Nettuno con la partecipazione di 6 trimotori al comando di Faggioni, Bertuzzi, Sponza, Ruggeri, Teta, Balzarotti partiti dal campo - trampolino di Perugia/S. Egidio. Nonostante la violentissima reazione contraerea, venivano colpite e affondate alcune navi alleate. Non rientrava il velivolo del tenente Teta abbattuto da caccia notturni. Da quel giorno le azioni si susseguirono ininterrottamente con altri attacchi e il 14 marzo in azione il trimotore del tenente Sponza perdeva l'elica del motore destro ma veniva salvato dalla perizia del valoroso ufficiale che lo riportava in salvo con l'equipaggio a Perugia. Riceveva per il suo comportamento dal generale Tessari un encomio solenne. Il 10 aprile, (durante il volo di trasferimento da Lonate Pozzolo a Perugia) la caccia alleata abbatteva in fiamme 5 trimotori causando la morte di 27 fra piloti e specialisti.
    Nell'azione del 10 aprile veniva abbattuto in fiamme dal tiro c.a. davanti a Nettuno l'aereo del comandante Faggioni che precipitava in mare con la perdita dell'intero equipaggio. Alla memoria del pluridecorato comandante veniva assegnata la M.O. v.m.
    Ugualmente abbattuto anche il trimotore del tenente Ottone Sponza che riusciva ad ammarare salvando ancora una volta l'equipaggio catturato indenne da marinai americani. Si perdeva anche il velivolo del capitano Valerio e si salvava solo il 2° pilota M.llo Jasinski lanciatosi col paracadute vicino Medesano.
    Al posto del valoroso capitano Faggioni subentrava il capitano (poi maggiore) Marino Marini, altro asso della Specialità, pluridecorato al v.m., che risollevava il morale del reparto, lo preparava a nuove imprese, lo rinsanguava con altri equipaggi e altri trimotori.
    Ai primi di giugno 12 SM. 79 si portavano sul campo trampolino di Istres in Francia, e da qui nella serata dal 4 giugno, 10 trimotori decollavano diretti alla lontana base di Gibilterra per una missione ai margini dell'autonomia e delle possibilità di riuscita. Si concluse positivamente col siluramento di navi alla fonda e col grande risultato morale e tecnico di aver portato a termine una così impegnativa operazione. Tre aerei erano costretti ad atterrare in Spagna per sabotaggi operati nelle officine aeronautiche SIAI e Agusta alle pompe di prelievo carburante. Grandi feste accolsero gli aviatori reduci dall’impresa di Gibilterra.
    La notizia della morte di Buscaglia a Campo Vesuvio mentre tentava di decollare con un "Baltimore" della R.A., colse di sorpresa tutti gli aviatori della RSI che credevano morto il valoroso comandante. Fu necessario modificare il nominativo del gruppo AS. che venne giustamente intitolato al capitano Carlo Faggioni.
    Nel mese di luglio, venuti meno gli obiettivi nel mare di Anzio/Nettuno, il gruppo "Faggioni" si trasferiva a Treviso per una missione sul porto di Bari gremito di navi alleate. Nella notte sul 6 cinque SM. 79 attaccavano le navi colpendo mercantili e una nave da guerra. Ammarava per danni ricevuti dal tiro c.a. il trimotore del tenente Del Prete ma l'equipaggio si salvava col battellino e rientrava a Lonato Pozzolo con altro aereo pilotato dal tenente Perina.
    Una squadriglia si trasferiva in Jugoslavia per un ciclo di azioni in Egeo con partenza da Salonicco (Megara) ed Eleusis e iniziava le missioni sin dal giorno 9 luglio e poi l'11 (coste libiche), 14, 21 e 4 agosto. Si perdevano nelle missioni aerei ed equipaggi abbattuti da caccia, o dal tiro c.a. o colpiti per errori d'identificazioni dalla Flak.
    Dopo il golpe d'agosto, il gruppo "Faggioni" veniva riordinato, riequipaggiato con nuovi aerei e considerato pronto per nuove missioni. La prima era effettuata il 29 novembre nelle acque della Corsica, poi il 24 dicembre nel porto di Ancona e il 5 gennaio 1945 nell'Adriatico meridionale con affondamenti di navi sorprese senza scorta. Fu l'ultima azione del gruppo "Faggioni".
    La fine della guerra colse il gruppo fra Ghedi, Lonato Pozzolo e Malpensa con una dotazione di una ventina di SM. 79 poi recuperati dall'aviazione del sud.
    I risultati ottenuti comprendevano 14 missioni di siluramento e 16 di ricognizione armata, i siluri lanciati erano stati 54, il TSL. affondato pari a 115.000, i velivoli perduti 59 con 86 caduti fra piloti e specialisti.
    Il maggiore Marino Marini asso degli aerosiluranti italiani, era stato proposto per il suo passato di valoroso combattente per l'assegnazione del M.O. v.m. Mentre l'attività della Caccia e degli Aerosiluranti aveva corrisposto agli impegni istituzionali stabiliti nella partecipazione della RSI al comune sforzo bellico con l'alleata Germania - difensiva per la Caccia e offensiva per gli Aerosiluranti - l’aspetto complementare previsto nella collaborazione di guerra venne esplicato con l'attività dei due reparti da trasporto: il 1° intitolato alla M.O. "Terracciano" e il 2° "M.O. Trabucchi". Essi vennero inviati sul fronte orientale con circa 80 trimotori SM. 81/T e SM. 82 contribuendo in modo determinante alle operazioni di guerra che vedevano la Wehrmacht gravemente impegnata a fronteggiare la spinta offensiva dell'Armata rossa giunta ormai alle porte orientali del Reich.
    I due reparti, rispettivamente al comando del tenente colonnello Egidio Pellizzari il "Terracciano" e del maggiore Alfredo Zanardi il "Trabucchi", operarono fra la Cecoslovacchia, la Polonia, la Russia bianca, la Finlandia e le repubbliche Baltiche per poi spostarsi nella Prussia orientale e in Pomerania quando le avanguardie russe giunsero nella zona di Koenigsberg. Essi trasportarono materiali, soldati, feriti, particolari di ricambio per panzer con un impegno ed una partecipazione totale che riscossero l'incondizionato plauso della Luftwaffe.
    Rientrati in Italia sul finire del 1944, i due reparti ormai privi di apparecchi furono trasformati in btg. azzurri antiparacadutisti ed assegnati alla divisione Azzurra (generale Marziale Cerutti) posta alla difesa di aeroporti e zone di interesse aeronautico fino al termine del conflitto.
    Non meno importante fu l'attività svolta dal R.A.C. (Reparto Aereo di Collegamento) alle dirette dipendenze dello SM/ANR (maggiore Bernardo Quattrociocchi). Esso disponeva di una trentina di aerei fra monomotori / plurimotori per assolvere le numerose incombenze di servizio fra cui i contatti all'estero con le rappresentanze diplomatiche della RSI, oltre al trasporto di militari, piloti e specialisti, posta e plichi speciali (fra cui valuta per le zone oltre confine in cui operavano reparti della RSI), lancio di rifornimenti, addestramento di piloti e specialisti di bordo e tutti i compiti propri di un reparto multimpiego e necessario al funzionamento degli enti di comando della RSI e dell'ANR.
    Gli altri reparti di volo dell’ANR svolsero attività addestrativa a diversi livelli (scuole di 1° e 2° periodo, scuole di perfezionamento Caccia, squadriglie autonome e complementari come ad esempio quella da bombardamento "Ettore Muti" con trimotori Cant. Z 1007ger (poi disciolta per impossibilità d'impiego). Fra questi reparti è doveroso citare il nucleo sperimentale di volo del capitano Adriano Mantelli che preparava al volo gli allievi piloti utilizzando veleggiatori "Canguro" e "Asiago" a Cascina Costa nell'inverno 1945. La voglia di cielo di tanti ragazzi cui le circostanze avevano impedito di coronare le loro aspirazioni giovanili era così appagata.
    Anche l'AR.CO. nell'ambito della difesa territoriale svolse con i suoi gruppi opera encomiabile, impiegando circa 300 bocche da fuoco da 90/53, 75/46 e 100/47 e 400 mitragliere da 37/54 e 20/65. In 654 azioni di fuoco furono abbattuti sicuramente 156 aerei nemici e 65 probabili sparando 265.240 colpi di cannone e poco più di 400.000 proietti di mitragliera.
    La novità di rilievo nell’ANR fu la presenza dei reparti paracadutisti (prima dell’armistizio di pertinenza del R.E.) che apportarono entusiasmo, vivacità giovanile e una ventata di rinnovamento nell’Arma Azzurra.
    I primi reparti provenivano dalla Sardegna (XII/184° Rgt.) al comando del maggiore Rizzatti, il cui battaglione unitamente a reparti minori, si era ribellato all'armistizio, si era portato in Corsica con la 90a Pz.gren.Division combattendo contro degollisti e badogliani, che tentarono a più riprese di sbarragli la strada. Aviotrasportato in continente dapprima a Pistoia e poi sul litorale laziale a nord di Roma formò il raggruppamento "Nembo" assieme ad altri reparti ugualmente ribelli al tradimento (btg. "Ciclone" del capitano Manlio D'Abundo, nuclei del X° Rgt. Arditi, di NP, delle scuole di Tarquinia e Viterbo). L'altro reparto di una certa consistenza fu il III/185° Rgt. della "Nembo" (capitano Edoardo Sala) che dalla Calabria dove si trovava per combattere l'avanzata alleata, rifiutava l'armistizio e unendosi alla 29a Pz.gren. Division si spostava alla testa di ponte di Salerno per contenere la pressione alleata verso Napoli, che avrebbe impedito la ritirata delle unità tedesche provenienti dalle Puglie/Basilicata. Trasferitosi poi sul litorale laziale, il Btg. "Sala" si univa ai reparti del Raggruppamento "Nembo". In dicembre, decisa la costituzione di un Rgt. paracadutisti italiani per accordi fra ANR e Luftwaffe, il raggruppamento si portava a Spoleto per iniziare l'addestramento tattico con istruttori paracadutisti tedeschi, mentre gli ufficiali seguivano corsi tattici in Francia e Città di Castello.
    L'ANR, avvalendosi dell'esperienza del tenente colonnello Edvino Dalmas (già comandante del 1° Btg. d'assalto paracadutisti in Tunisia e poi del Btg. ADRA) istituiva il Raggruppamento Arditi Paracadutisti e la scuola paracadutisti di Tradate, iniziando l'arruolamento di volontari per il costituendo Btg. allievi e affidando la scuola al capitano Luigi De Santis, già esperto istruttore a Tarquinia e Viterbo. I primi lanci furono effettuati presso la Fallschirmschule di Friburgo, dove 150 volontari provenienti dal Raggruppamento "Nembo" si brevettarono paracadutisti. Gli allievi di Tradate eseguivano nella primavera del 1944 i lanci a Venegono, costituivano poi il III° Btg."Azzurro" (capitano Alfredo Bussoli) e raggiungevano a Spoleto il Rgt. paracadutisti "Folgore", che comprendeva già il 1° Btg. "Folgore" (Maggiore Mario Rizzatti), il 2° "Nembo" (capitano Guglielmo Recchia) reparti di specialisti e complementi addestrati da personale tedesco con armamento ed equipaggiamento fornito dalla Luftwaffe.
    Lo sbarco alleato ad Anzio/Nettuno del 21 gennaio 1944, fu l'occasione attesa per ritornare al combattimento e un primo battaglione di paracadutisti al comando del capitano Corradino Alvino, partiva da Spoleto a fine mese, e veniva inserito nella 4a divisione Fallschirmjager (generale Heinz Trettner). Esso partecipava con grande valore e sacrifici alla battaglia difensiva per bloccare gli alleati nella testa di ponte, battendosi sino al maggio allorché giungeva da Spoleto l'intero Rgt. "Folgore" assegnato al 1° Corpo Paracadutisti (generale Schlemmer) per difendere Roma dal sud. Fra la fine di maggio e i primi di giugno il "Folgore" si batteva con grande valore ad Ardea, Castel di Decima fosso dell'Acquabona, Pratica di Mare, Castel Porziano, Acilia contrastando la strada per Roma alle divisioni inglesi 1a e 5a e al 46° Rgt. corazzato lasciando decine di morti sulle strade consolari attorno alla capitale, numerosi feriti e dispersi, venendo citato all'ordine del giorno dal Q.G. del Fuhrer per il suo comportamento. Morivano fra gli altri il maggiore Rizzatti e il giovane volontario Ferdinando Camuncoli, che unitamente al tenente Leonida Ortelli venivano decorati di M.O. v.m.
    Ricostituito nel nord Italia dopo aver subito perdite pari al 40% dei suoi effettivi, il Rgt. "Folgore" veniva assegnato all'Armata "Liguria" ed inviato sulle Alpi occidentali per la difesa dei passi del Monginevro, Moncenisio, Piccolo San Bernardo. Al comando del maggiore Edoardo Sala combatteva come sempre con determinazione, valore e sacrifici meritandosi altre ricompense che il Capo di SM/ANR comandante Baylon appuntava di persona ai paracadutisti meritevoli sulla linea del fronte.
    Il Rgt. rimaneva sul confine sino ai primi di maggio e ricevuto l'onore delle armi dagli alleati a San Vincent era poi avviato alla prigionia.
    Con la fine della guerra perduta con onore, si chiudeva l'epopea dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana che aveva assolto fino all'ultimo con abnegazione, sacrifici e valore il suo impegno onorevole di riscatto nazionale, di salvaguardia della vita e dei beni degli italiani con la difesa dei cieli d'ltalia. L'aspetto storicamente più meritevole di menzione, fu la grande responsabilità assunta dall'autunno 1944 di sostituire nei compiti difensivi la 2a Luftflotte di von Richthofen, rientrata in Germania nell'estate, di operare da sola nel più vasto contesto strategico assegnato sul fronte italiano al comando del Gruppo d'Armate C del feldmaresciallo Albert Kesselring.
    Una piccola aviazione, nata fra mille difficoltà, osteggiata e minacciata in più occasioni dagli altezzosi alleati tedeschi, temuta dagli anglo-americani non tanto per potenza numerica ma per l'aggressività dimostrata in più occasioni (16 i bombardieri abbattuti in un solo giorno nel novembre 1944) assurgeva a compiti di primaria importanza sostituendo la Luftwaffe scomparsa dai cieli italiani. La lunga battaglia si concludeva nel sangue della primavera del 1945 con uccisioni arbitrarie, prelevamenti, assassini, emarginazioni dei superstiti, avvilimento per i prigionieri, offese e mortificazioni anche da chi era stato beneficiato, aiutato, assistito nei momenti difficili e poi i processi, le condanne ingiuste per i combattenti dell'onore, le discriminazioni, l'epurazione e la perdita del grado, delle ricompense, la cancellazione dai ruoli dell'Aeronautica per i perdenti, in molti casi la fame e il suicidio di uomini valorosi che all'Italia e all'Aviazione avevano dato tutto.
    La triste ma secolare legge per i perdenti.
 
 
Bibliografia 
 
Arena N. - L'Aeronautica Nazionale Repubblicana - 1°/2° Voll., Modena, Stem/Mucchi.
Arena N. - Battaglie nei cieli d'ltalia - 1943/45 - Genova, Intyrama.
Arena N. - Per l’onore d'ltalia -1943/45 - Roma
Baldrati P.A. - Storia delle FF AA. della RSI - Milano
 
 
 
A.N.R. - ATTlVITÀ BELLICA (1943/1945)
 
ore di volo bellico  14.786
 
ore di volo addestrativo 10.158    Totale: 24.944
 
velivoli abbattuti in azione 262 (Caccia, aerosiluranti, reparti vari)
velivoli abbattuti da reparti vari 19
velivoli abbattuti dall'AR.CO. 156
Totale:    437 (USAAF/RDAF)
 
voli missioni di guerra  4.370
 
TSL di naviglio affondato  115.000 
 
Azioni di fuoco AR.CO. colpi sparati 683.640 (dati incompleti)
 
Caduti in combattimento
Personale naviganti (piloti/specialisti di bordo, allievi piloti)     359
Person. rep. terrestri (Div."Azzurra" antiparacadutisti/altri)     265
Personale AR.CO.                                                                 220
Rgt. Arditi Paracadutisti Folgore/Scuola Paracadutisti           364 
Ausiliarie SAF                                                                        16
Personale italiano nella Luftwaffe (dati incompleti)                1232 
Personale italiano nella Flak (dati incompleti)                          644
Totale                                                                                   3120
N.B. Mancano i dati successivi al 30.4.1945
 
 
Velivoli ANR perduti in azione
in combattimento   154
distrutti al suolo   78
perduti in addestramento  28
perduti in voli di trasferimento  52
perduti per sabotaggi   9
demoliti o distrutti dai tedeschi 1230
trasferiti in Germania (approssim.)   1500
 
Ricompense al Valor Militare
M.O. v.m. alle bandiere 1 (trasformazione da M.A. Btg. “Nembo")
M.O. v.m. (alla memoria) 5 (proposte altre 4)
M.O. v.m. (a viventi)  1 (proposte altre 2)
M.A. v.m.   167
M.B. v.m.   173
C.G. v.m.   175
Croci di ferro 1a classe  13
Croci di ferro 2a classe  228
Abbattimenti registrati (Caccia, As, reparti vari, AR.CO.)
 
USAAF 
Bombardieri   Caccia
B.17   "Fortress" 24  P.38 "Lighting" 46 
B.24 "Liberator" 79  P.47 “Thunderbolt" 62
B.25"Mitchell"    17  P.51 "Mustang"          16
B.26 "Marauder" 12=132 P.39 "Aircobra" 4=132
Totale: 264
 
R.D.A.F. (Royal Desert  A.F.)
Bombardieri   Caccia
"Mitchell" 23  "Spitfire" 30
"Boston" 34  "Beaufighter" 9=39
"Marauder" 36
"Wellington" 22= 115
Totale: 154
Totale generale: 418
 
Graduatoria Piloti A.N.R. (Abbattimenti accreditati)
Cap. (poi Magg.) Mario Bellagambi (2° Cr. C.T.) 12
Cap. Ugo Drago (2° Gr. C.T.)    11
Cap. (poi Magg.) Adriano Visconti (1° Gr. C.T.)  7
S.M. Attiiio Sanson (2° Gr. C.T.)     7
S.Ten. Giovanni Sajeva (1° Gr. C.T.)    5
S.Ten. Carlo Cucchi (1° Gr. C.T.)    5
S.M. Loris BaIdi (2° Gr. C.T.)     5
Cap. Giuseppe Robetto (1° Gr. C.T.)   4
Cap. Carlo Miani (2° Gr. C.T.)   4
Ten. Nicola Manzitti (2° Gr. C.T.)   4
M.llo Luigi Gorrini (1° Gr. C.T.)   4
S.M. Rolando Ancillotti (1° Gr. C.T.)   4
(Seguono altri 132 piloti con un totale di 190 abbattimenti)
 
 
STORIA VERITA' N. 6 Maggio-Giugno 1992 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

DOMUS